Break Even Point (BEP): cos’è e come calcolarlo

Il Break Even Point (BEP) è il punto in cui il profitto e i costi di un’attività si equivalgono, ovvero il punto di equilibrio. Conoscere questo punto è fondamentale per un imprenditore per capire quanto deve produrre e vendere per coprire i costi di produzione. Il BEP è un indicatore importante del successo di un’impresa, sia all’inizio che durante la sua gestione. Se si raggiunge o si supera il punto di pareggio, si ottiene un profitto. Analizzando il BEP, un’azienda può scoprire l’efficienza del suo prodotto e quanti prodotti devono essere venduti per coprire i costi e ottenere un profitto.

Il BEP è anche un importante indicatore KPI (Key Performance Indicator) per gli imprenditori, poiché stabilisce il numero minimo di prodotti da produrre per coprire i costi e raggiungere il punto di pareggio. Inoltre, permette di monitorare costantemente gli utili e i costi durante il ciclo di produzione, identificando eventuali azioni correttive da intraprendere.

Il BEP viene utilizzato anche per il calcolo ottimale del prezzo di vendita (PV) di un singolo prodotto, al fine di garantire all’azienda di ottenere il giusto margine di profitto in base alla domanda del mercato e di massimizzare la marginalità.

Inoltre, è indispensabile come strumento di previsione dei rischi legati all’azienda, poiché evidenzia il volume di vendita necessario per raggiungere il punto di pareggio. Per questo motivo, è importante analizzare i costi fissi di struttura e i costi variabili in funzione del BEP quando si redige il business plan aziendale.

Insieme al VAN (Valore Attuale Netto) e al WACC (Weighted Average Cost Of Capital), fornisce informazioni importanti sull’attività e sui rischi finanziari legati ad essa nell’ambito dell’analisi dei rischi di un’azienda (KRI, Key Risk Indicator).

BEP: tre metodi per calcolarlo

Per calcolare il Break Even Point, occorre tenere conto di tre fattori principali: costi, ricavi e volumi di produzione. Per quanto riguarda i costi totali, è necessario suddividerli in costi fissi e costi variabili, che dipendono dal volume di produzione.

I costi fissi sono quelli che l’azienda sostiene indipendentemente dal volume di produzione. Rimangono invariati sia che l’azienda produca 10 unità sia che ne produca 1000, poiché non dipendono dall’attività di produzione. Alcuni esempi di costi fissi sono l’affitto dei locali aziendali, gli stipendi dei dipendenti e le consulenze fiscali del commercialista.

I costi variabili sono quelli che aumentano o diminuiscono a seconda del volume di produzione. Ad esempio, i costi per le materie prime, l’energia o le forniture in conto terzi dipendenti dal prodotto in produzione (che non sarebbero stati sostenuti senza la produzione). Tuttavia, è importante notare che la suddivisione dei costi aziendali in fissi e variabili non è sempre facile, poiché alcuni costi che vengono considerati fissi a breve termine possono diventare variabili a lungo termine.

Per calcolare il punto di pareggio, possiamo utilizzare due metodi: il metodo grafico e il metodo analitico. Entrambi partono dai tre fattori menzionati (costi, ricavi e volumi di produzione). Il risultato sarà un’analisi nota come Break Even Analysis, che ci permetterà di determinare l’importo del fatturato break even, ovvero l’importo necessario per coprire i costi.

Metodo grafico

Con il metodo grafico, mettiamo in correlazione i tre fattori principali dell’azienda (costi, ricavi e volumi di produzione) su un piano cartesiano, dove:

  • il volume di produzione (numero di unità prodotte) è rappresentato sull’asse delle ascisse X come variabile indipendente;
  • i costi di produzione sono rappresentati sull’asse delle ordinate Y. In questo modo, viene evidenziata la suddivisione tra costi fissi (che sono rappresentati da una retta parallela all’asse delle ascisse) e costi variabili (che sono rappresentati da una retta in salita data dal fatto che cambiano in funzione del fatturato).

Il punto di intersezione delle rette dei costi totali e dei ricavi totali corrisponde al Break Even Point (BEP). Nel grafico, questo punto si trova sull’asse X, e rappresenta la quantità di prodotti che l’azienda deve fatturare per raggiungere il punto di pareggio e coprire i costi. Ad esempio, se il grafico indica che il punto di pareggio si trova a 300 unità, significa che l’azienda deve vendere almeno 300 unità per non fare perdite. Al di sotto del Break Even Point, l’azienda lavora in perdita, mentre al di sopra del punto di pareggio l’azienda genera profitti.

Metodo analitico

Il metodo analitico per calcolare il Break Even Point (BEP) si basa su una formula matematica che utilizza i ricavi dell’azienda, i costi fissi e i costi variabili. La formula è la seguente:

BEP = CF / (PVU – CVU)

BEP = Costi Fissi / (Prezzo di vendita di una unità di prodotto – Costo variabile di una unità di prodotto)

La parte (PVU – CVU) della formula rappresenta il margine di contribuzione, ovvero l’impatto dei costi fissi sul prezzo di vendita del prodotto.

Se l’azienda produce più prodotti, è necessario utilizzare questa formula per ogni singolo prodotto.

I limiti della Break Even Analysis

L’analisi del punto di pareggio (Break Even Analysis) ha come obiettivo principale quello di identificare il momento in cui un’azienda inizia a generare profitti. È uno strumento utile sia per il controllo della produzione che per la previsione dei rischi. Tuttavia, ci sono alcuni limiti che possono influire sull’efficacia di questa analisi.

Uno dei limiti è che l’analisi del punto di pareggio è statica e non dinamica, cioè rappresenta una fotografia del momento in cui viene eseguita e non tiene conto di elementi come il flusso di cassa (Discounted Cash Flow), i tempi di produzione o le variazioni dei prezzi delle materie prime. Se i prezzi delle materie prime dovessero aumentare, ad esempio, l’analisi del punto di pareggio non sarebbe in grado di tenere conto di questo cambiamento.

Un altro limite è che l’analisi non tiene conto delle scorte di magazzino. La formula del punto di pareggio assume che le unità prodotte corrispondano alle unità vendute e fatturate, senza tenere conto delle scorte non vendute. Inoltre, non considera il mercato e la domanda.

Inoltre, i costi e i ricavi non sempre variano in modo lineare. In particolare, i costi variabili (come quelli delle materie prime) possono variare nel tempo, anche a breve termine. L’analisi del punto di pareggio non tiene conto delle variazioni dei costi variabili rispetto alle unità vendute e fatturate. Se il prezzo della materia prima dovesse aumentare, ad esempio, sarà necessario ricalcolare il punto di pareggio, allo stesso modo se il costo variabile della materia prima dovesse diminuire, ad esempio a causa di uno sconto concesso dal fornitore su grandi quantità.

Infine, l’analisi del punto di pareggio non tiene conto della concorrenza. Se i competitors dovessero modificare i loro prezzi di vendita influenzando il mercato e di conseguenza cambiando la domanda, anche l’azienda dovrà necessariamente rivedere la propria politica dei prezzi di vendita e le condizioni applicate per rimanere competitiva nel settore di riferimento.

Indice Contenuti

Compila il form per scaricare l’attestazione DNSH